di Fabio Foggetti
Successivamente a due film per nulla leggeri come
La Guerra dei Mondi e il magnifico
Munich, Spielberg si prende una pausa di tre anni per poi tornare al cinema con uno dei suoi eroi più famosi,
Indiana Jones.
Harrison Ford, attempato ma in gran forma, riprende i panni del famoso archeologo, per la quarta volta, in una pellicola a tratti molto molto imbarazzante.
A sentir Spielberg quanto realizzato è per lo più un favore all'amico Lucas, non essendo lui stesso molto convinto della trama. E questo si vede.
Non è Harrison Ford che non funziona, lui ci prova anche, giocando con l'età avanzata del suo personaggio, quello che non va è altro.
E non mi riferisco a scene ormai celebri come quella della bomba e del frigorifero o quella di Mutt che fa Tarzan tra le liane. Quelle ci stanno proprio in un film che fa il verso a certi B-movie di epoca passata. Io ho adorato l'atmosfera che si respira, sequenze che vanno anche oltre l'assurdo, che strappano un sorriso, a volte perplesso, ma pur sempre divertito.
Il problema sta nella sceneggiatura, quasi assente, priva di qualsivoglia tensione se non nella pregevole parte iniziale e con comprimari dalla caratterizzazione nulla o troppo troppo stereotipata.
Per questo del film salvo poco, la sufficienza abbondante la porta a casa perché rivedere Indy dopo tanti anni è stato un vero piacere e perché ci sono singole scene davvero affascinanti.